mercoledì 20 maggio 2020

#parolamia Cosa serve per essere felice, di Sara R.



Nel pubblicare i testi, ovviamente faccio opera di revisione, correggendo qualche svista e togliendo riferimenti specifici, anche a me. Ma in questo testo, anche se avevo iniziato, non ce l'ho fatta. Ha una immediatezza e una freschezza che derivano in gran parte dall'essere un colloquio, e poi dal fatto che Sara è, come perfettamente scrive lei in calce, una personcina davvero molto empatica e gentile.
Perciò ve lo offro così come l'ho ricevuto.
Marinella
ps Quando avrete finito di leggere, non temete, ho cercato nella mia risposta di farle capire che quella certa frase è molto, molto lontana dalla verità.


Philadelphus, detto anche
Fiore del paradiso, Pianta degli zufoli,
Siringa, Fiore d'angelo, Gelsomino della Madonna.
Lo riconoscete sempre dallo straordinario profumo.



Salve prof. Mi voglio scusare se non ho condiviso subito i miei pensieri sulla situazione. In realtà io scrivo spesso a me stessa, ma solo quando sono ispirata, ecco, e se vuole sapere un fatto "divertente", lo stavo facendo settimane fa, appena ha pubblicato il compito, ma poi mia mamma mi ha chiamato per cenare e penso che, essendo anche lei una madre, sappia quanto sia irritante il grido "a tavolaaa" urlato una centinaia di volte al minuto. In ogni caso, va bene così, perché essendo passato del tempo anche ciò che le scriverò adesso bene o male è diverso da ciò che le avrei scritto tre settimane fa. 
Penso che questa quarantena possa essere d'aiuto a tutti; per quanto sia difficile, ormai io ho fatto amicizia con le mura della mia stanza e potrei firmare subito il contratto del matrimonio col mio materasso. 
Per il resto, all'inizio ammetto che è stato davvero difficile stare in questa condizione. Sono sempre stata abituata a vedere molto spesso i miei amici nonché, per la maggior parte, compagni di classe. Non solo cinque ore al giorno per la scuola, ma anche la sera ci vedevamo spesso tutti insieme. 
Con tutta sincerità, ci sono rimasta molto male, perché essendo in quinta e essendo di mio una persona sensibile, avrei voluto godere dei momenti più significativi, gli ultimi. Magari la 100 giorni, o la gita di quinta, o il viaggio di maturità.. ma soprattutto, adoro la semplicità delle piccole cose, e francamente convivo con il contesto scolastico e i banchi di scuola da tredici anni. Per cui, mi sarei immaginata diversamente la fine di questo capitolo per me davvero importante. Ho sentito dei miei amici, che non sono così dispiaciuti dalla cosa, ma io purtroppo sono una inguaribile romantica anche per queste cose. Avessi saputo che quel sabato sarebbe stato il mio ultimo giorno di liceo per sempre, l'avrei vissuto diversamente. 
Ed è proprio questo che mi ha fatta pensare molto. Ho pensato al detto "vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo" e a quanto sia vero seppur irrealizzabile. 
Una cosa che spero che tutti possano imparare dalla situazione che stiamo vivendo è proprio il non sprecare le opportunità che abbiamo.. apprezzare ogni momento, anche se ci sembra il più sbagliato in assoluto. Si sa che tanto a scuola le ansie e i "momenti no" non mancano mai. Fatto sta che personalmente mi sono affezionata a tutti, ai miei compagni, ai professori, alla scuola in sé... 
So benissimo che per me sarà difficilissimo rinunciare a tutto questo, anche se è così che deve andare, è una tappa d’obbligo da dover superare, non si può rimanere adolescenti a vita. Infatti, nonostante tutto, anche se mi dessero l'opportunità di ripeterlo, non sarebbe assolutamente lo stesso e non potrei accettare. Faccio un esempio forse stupido, anni fa andando in vacanza ho fatto amicizia con altri miei coetanei, il posto era bellissimo, mi sono divertita tantissimo e non sarei mai voluta andar via da lì. Ma il giorno della partenza è arrivato, e i miei amici sono andati via qualche ora prima di me. Improvvisamente ho capito quanto fosse di per sé banale il luogo in cui ero, non vedevo l'ora di andarmene perché senza di loro non aveva più senso. In parole povere ho capito che non è tanto il rivivere certe esperienze a renderle uniche e a farmi stare bene, ma più il ricordo. Il volerle rivivere forzatamente, come se tutto ciò ti portasse a riprovare le stesse emozioni, è profondamente sbagliato, perché non sarà  mai la stessa cosa, anzi, non si fa altro che rovinare ciò che c’era di bello prima. E così è la scuola per me, non sarebbe assolutamente lo stesso, se, ipoteticamente parlando, dovessi avere l'opportunità di tornarci. Non sarebbe più il mio posto, ecco. 

Ad ogni modo, inizialmente ho avuto problemi nell'accettare la situazione, nulla a che vedere con chi sta passando problemi concreti, chi non ha più un amico o un parente, chi non ha i soldi per mangiare... ho pensato anche a queste persone, sono stata in pensiero per il mondo intero, nonostante io valga zero. Attualmente, spero solo che finisca presto. L'aria si fa sempre più estiva e l'unica cosa che vorrei è passare il tempo perduto con i miei amici, anche se i locali sono e staranno chiusi per ancora un bel po', a me basterebbe questo. Il peso più grande per me infatti non è tanto stare in casa, anche se ovviamente vorrei uscire. Il problema principale è la solitudine. 
Ognuno di noi in questa quarantena si è ritrovato sicuramente ad affrontare i propri scheletri nell'armadio, la solitudine ti permette di stoppare la vita frenetica che stavi vivendo e ti accende il pensiero ancora di più di prima. 
Sicuramente il lato positivo di tutto ciò è proprio questo. Ognuno di noi ha la possibilità di affrontare certe domande e di capire cosa gli serve per essere felice. Chi soprattutto. 
E magari nel frattempo possiamo anche imparare a volerci un po' più bene del solito, facendo maschere e allenamento fisico! Mi sono dilungata troppo, sono pensiero buttati su questo documento, senza una logica ben definita... sono solo alcuni di quelli che mi passano per la mente, però mi ha fatto piacere condividerli. Apprezzo molto, perché è la prima volta che mi sono aperta con riflessioni totalmente personali e soggettive. Non ho dovuto scriverle un tema dove la soggettività va abolita se no è errore, non ho dovuto citare autori studiati per rafforzare “la mia tesi” come se il loro pensiero potesse concretizzare meglio ciò che scrivo io, come se il loro pensiero avesse un valore diverso dal mio. Mi ha fatto piacere essermi donata in parte con ciò che le ho scritto sperando che si possa fare un’idea di me più precisa. La verità è che ho il presentimento che i professori mi vedano come non sono.. non so bene come, ma non come sono io. Sono nel mio piccolo molto empatica e gentile. Comunque buona serata a lei e alla sua famiglia!

Sara R.

Nessun commento:

Posta un commento

Adesso, di Mariangela Gualtieri

 Adesso è forse il tempo della cura. Dell’aver cura di noi, di dire noi. Un molto largo pronome in cui tenere insieme i vivi, tutti: quelli ...