domenica 31 maggio 2020

#parolamia Dall'arroganza alla gratitudine, di T


Ricordo con grande precisione quando, al TG a casa di mia nonna, per la prima volta ho sentito la notizia di un certo nuovo virus diffusosi in Cina che già aveva cominciato a lasciare vittime dietro di sé.
Ricordo che l'immediato sentimento che mi  aveva preso era una specie di angoscia, per il semplice fatto che mi sembrava incredibile che un nuovo virus spuntato dal nulla stesse facendo morire delle persone in Cina, in uno dei luoghi tecnologicamente più avanzati in questo mondo.
Noi uomini, che ormai sembriamo poter controllare tutto, dal moto degli astri fino alle vibrazioni degli atomi di ossigeno, venivamo colti impreparati da qualcosa di totalmente inaspettato e inizialmente non gestibile, un virus che stava mettendo in difficoltà anche la Cina.
Come è possibile? È bastato questo? Un nulla venuto dal nulla ci metteva il bastone fra le ruote? Tuttavia quel nulla stava uccidendo e noi non sapevamo il perché.
E cosa che forse mi ha sconcertato ancora di più è stata l'apparente noncuranza di chi avevo intorno. Sembrava che stessero assistendo all'esposizione di una notizia come le altre, nemmeno delle più sconvolgenti. Probabilmente si era proprio all'inizio di tutto questo e quindi, come forse è naturale che sia, la paura ancora non era sorta.
Ma come poteva? Proprio come l'articolo diceva, l'umanità si sta creando una sua natura, separata dalla natura vera, troppo altera e scomoda, si può fare tutto oggi e si è al sicuro da tutto. Quindi, perché preoccuparsi? Era una cosa gestibile, come tutto il resto.
Le epidemie si diffondono fra gli animali oggigiorno, tra gli uomini non è neanche pensabile: eventualmente verrebbe sedata sul nascere, come probabilmente sarebbe successo in quel frangente. Erano quindi tutti sicuri, tranquilli, forse anche disinteressati.
Forse ero stato sciocco io ad avere paura. In fondo, di cosa?
Tuttavia la notizia sul virus riapparve anche i giorni seguenti, seguita dal crescere della sua gravità e della generale consapevolezza.
E ora siamo qui, quello che era "in televisione" è arrivato. La tecnologia cinese non l'ha fermato, la tecnologia non l'ha fermato; com'è possibile?
È stato possibile, ora ne siamo consapevoli, siamo uomini, quindi animali, quindi naturali, della stessa natura che plasma i virus, che si è adattato come noi sappiamo fare così bene ed ora eccolo.
L'arroganza del non stimare degno di importanza ci ha condotti a fare simili riflessioni, a ricrederci. Stiamo riscoprendo l'umiltà di definirci parte della natura, dalla quale abbiamo sempre tentato di alienarci.
Ora siamo umili, disperiamo per un ritorno a quel sentimento che tanto ci rendeva sicuri e finalmente capiamo, forse veramente, quella cosa che già credevamo di avere assimilato e data come concetto già imparato: la gratitudine. Per cosa? La gratitudine per l'immenso dono di poterci comportare come gli uomini sanno fare, con quell'intelligenza unica che sola può comprendere e ammirare la bellezza del tutto, quella volontà di sapere e creare che nessun altro in natura ha ricevuto. Una grazia preziosa a cui ci siamo abituati e che abbiamo fatto sconfinare nell'arroganza.
Ora forse ce ne siamo resi conto e ce ne stiamo pentendo, e la volontà di ritrovare la genuinità del nostro essere sprizza da ogni parte, la volontà cioè di godere di quel mondo che ci è stato dato attraverso le capacità uniche che anch'esse ci sono state donate.
C'è fiducia nel ritornare migliori, colmati di gratitudine e consapevolezza. È una cosa bellissima.
Ma non posso fare a meno di chiedermi: quando questa parentesi si sarà chiusa, quando sarà passato del tempo e ci saremo riabituati alla vita di prima e abituati anche alla consapevolezza di ciò che è avvenuto nella parentesi "coronavirus", non si sarà già persa quella freschezza di cui siamo pervasi ora, non ci abitueremo anche a quest'ultima, intrappolandola nel solito, monotono andare avanti, cosa che noi uomini sappiamo fare così bene?

T

30 marzo 2020

Stella alpina, o Edelweiss (nome scientifico Leontopodium, molto meno suggestivo)

sabato 30 maggio 2020

#parolamia Le mie parole importanti, di Alice C.


PAROLE IMPORTANTI

Sono quattro le parole che ritengo possano più di altre descrivere il modo in cui ho vissuto il periodo del Covid19.

CASA

Questa parola più di altre descrive l’ambivalenza dei miei sentimenti in questi mesi. La casa è stata il mio guscio, l’ambiente che mi ha protetto e nel quale ho vissuto con la mia famiglia, i miei genitori e la mia gattina Minù. Tra le pareti della mia casa ho fatto la vita che ci era concessa dalle norme e sono riuscita a svolgere una serie di attività che hanno dato una parvenza di normalità alle mie giornate, come seguire le lezioni in streaming, studiare, fare attività sportiva come ginnastica o cyclette, suonare il pianoforte. In casa mi sono sentita sicura nei confronti del virus, anche se mia mamma per lavoro è uscita tutti i giorni, e sono riuscita anche a tenere abbastanza sotto controllo le mie ansie. Però la casa è stata anche una sorta di prigione: non poter uscire mi ha fatto sentire la mancanza di libertà e questo in certi momenti è stato molto pesante. Spesso ho avvertito la noia e il peso dell’abitudine, nel fare sempre le stesse cose, vedere gli stessi quadri, le stesse mura…

SCUOLA

La scuola si è interrotta per pochi giorni. Il nostro liceo si è organizzato quasi subito e ci ha permesso di seguire in streaming le lezioni, così da poter continuare, seppur in forme diverse e innovative, il nostro anno scolastico, ormai agli sgoccioli. Abbiamo seguito le lezioni, abbiamo studiato, eseguito verifiche e risposto a interrogazioni. E’ stato importante mantenere un contatto con la realtà. Inoltre è stata una delle poche occasioni per mantenere le relazioni quotidiane con persone diverse dai miei genitori. Quando torneremo sui banchi di scuola penso che vorrò ringraziare i miei prof e i miei compagni anche di questi momenti!

POSSO?

Questa domanda è stata una sorta di tormentone, soprattutto nella fase 2 dell’emergenza Covid, iniziata il 4 maggio, e durante la quale è stata concessa qualche apertura rispetto al lockdown. Posso andare a fare un giretto attorno a casa? Posso andarci con uno dei miei familiari? Posso andare in garage senza mascherina? Posso salire in auto con mio padre? 
Anche adesso, che sono ormai state decretate le riaperture, questa domanda non smette di accompagnare ogni mio comportamento prima di uscire: posso vedere gli amici al parco? Posso invitare a casa qualcuno? Posso andare in bicicletta a trovare un'amica? Posso andare in spiaggia e fare il bagno in mare?

MUSICA

Oltre a suonare il pianoforte, ho ascoltato tantissima musica in queste settimane, dei generi più disparati, dalla classica al pop, dal rock al punk, che sono quelli che prediligo. E’ stata l’attività che mi ha mantenuta viva e mi ha permesso anche di isolarmi, con le mie cuffiette, e restare un po’ da sola ad ascoltarmi, pensare alle cose che mi mancavano e sognare un po’ a quello che vorrei trovare quando torneremo alla vita normale.

Ecco un po' di esempi di musica abbinati ai miei stati d’animo.

Quando avevo bisogno di carica
SUM 41, Turning away e Still waiting




Per divertirmi 
PINGUINI TATTICI NUCLEARI (il mio gruppo preferito, da ben molto prima che si esibisse a Sanremo), Test d’ingresso di medicina


Per vivere fino in fondo la mia malinconia 
MICHAEL JACKSON, You are not alone 




Per guardarmi dentro 
LUDOVICO EINAUDI, Nuvole bianche 



Alice C.

20 maggio 2020


Rose rosse e un giardino molto personale e caratteristico.


giovedì 28 maggio 2020

#parolamia Agiamo ora, di Beatrice



Tutto il mondo si è fermato, così come ci siamo fermati noi. 
Forse proprio perché avevamo bisogno di uno scossone che ci svegliasse e ci facesse chiedere “ma che cosa stiamo facendo?” e ce ne siamo resi conto solo ora, in questa situazione di emergenza. 
C’è voluto un virus, c’è voluta una pandemia, milioni di contagiati e tante perdite per farci aprire gli occhi e renderci conto che così non poteva più funzionare. 
Voglio condividere queste parole.
Ascolta. Ascoltate. Fermatevi e ascoltate la voce dei vostri genitori, dei vostri amici o dei vostri cari, guardate i loro volti e le loro espressioni, parlate di voi stessi e conoscetevi, imparate gli uni dagli altri, non date nulla per scontato e fate tesoro di questi momenti, perché altrimenti arriverà un tempo in cui rimpiangerete di non esservi fatti avanti, di non esservi aperti con vi sta accanto fisicamente in questa situazione di difficoltà.

Mia mamma ogni mattina, mentre seguo le video lezioni online, mi prepara sempre una piccola merenda che porta in camera mia... un panino con la nutella, un succo o magari un’arancia. La cosa più bella e inaspettata della giornata è proprio quella merenda, quel piccolo gesto che mi coglie di sorpresa. Avete presente il Piccolo Principe? La volpe gli disse un giorno: “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... ci vogliono i riti".
Ecco, lo stesso accade non appena mia mamma entra in camera mia e mi lascia la merenda sulla scrivania; è un piccolo gesto che nella normalità e nella fretta di tutti i giorni non mi sarei mai sognata. 
Durante queste settimane ho legato moltissimo con mio fratello, ora che siamo a casa tutti i giorni insieme: fa i compiti con me, sperimentiamo sempre nuove ricette in cucina, guardiamo i cartoni animati e stiamo riscoprendo com’era stare insieme da bambini. Sono contenta che finalmente abbia un po’ di tempo da passare con me e la mamma.

Sono scoppiata in lacrime alla seconda riga del discorso di Papa Francesco “Non sprecate questi giorni difficili”, quando afferma che “in questi giorni difficili possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati. Penso di essere rimasta colpita da queste parole proprio perché ho paura di stare sprecando i miei giorni... c’è un rapporto che ancora non sono riuscita a ricucire per bene, o forse proprio a costruire da zero perché non ne ho ancora avuto il coraggio. Mi sento una codarda per questo, ma non è facile e penso che molti di voi siano nella mia stessa situazione. 
Non restiamo indifferenti e non sprechiamo questi giorni perché non ci vorrà molto tempo prima che tutto torni alla frenesia della quotidianità e a quel punto saremo tutti troppo impegnati per pensare a coltivare le relazioni con i nostri cari da zero. Agiamo ora, iniziamo a ricostruire un rapporto incrinato o addirittura mai esistito, ne abbiamo bisogno.

“La nostalgia è memoria di un bene sperimentato. E' la memoria, è una presa di coscienza: prendiamo coscienza di come il bene sperimentato ci ha modellati, ci ha formato nel profondo; di come ci ha resi sapienti. Se sappiamo cos’è l’amore, il coraggio, la grandezza d’animo, la cura di sé e l’attenzione all’altra persona, l’amicizia, la lealtà, la paternità, eccetera, è perché ne abbiamo fatto esperienza. La nostalgia mantiene viva in noi questa conoscenza, e perciò diventa la bussola che ci guida nel presente e verso il futuro: cerchiamo il bene, il bello, l’amore, l’amicizia e li sappiamo riconoscere quando in essi ci imbattiamo grazie alla memoria di ciò che abbiamo vissuto. La nostalgia è la forza propulsiva che ci spinge a fare nuove esperienze; è il metro di misura che ci fa scoprire la corrispondenza fra ciò che di nuovo incontriamo e i nostri desideri più autentici”.

Speriamo di vederci presto, e nel frattempo, facciamo tesoro dei piccoli gesti che nella frenesia di tutti i giorni vanno persi!

Beatrice

15 maggio 2020

Lavanda officinalis, così chiamata per le sue tante proprietà,
fa parte delle erbe che si usano in occasione della Festa di San Giovanni





martedì 26 maggio 2020

#parolamia Ciò che dà sapore, di G.



Prima di oggi non riuscivo a trovare le parole giuste per descrivere ciò che provo, però questa mattina ho letto le parole del Papa che lei ha condiviso e mi hanno “risvegliata”. 

Spesso mi focalizzo su quello che mi manca della vita normale, dai momenti più piccoli, come il caffè alle macchinette con i miei amici, ai momenti più importanti e decisivi o di divertimento. Persino i rumori mi mancano, il rumore delle scarpe quando cammino sull’asfalto bagnato o le gocce di pioggia che cadono sull’ombrello; se tutto questo mi manca così tanto è perché prima lo davo per scontato: non c’è niente di speciale nell’acqua che si appoggia sull’ombrello, eppure per me adesso anche questa piccola cosa ha assunto un valore diverso. 

Molte volte in questo periodo mi sono chiesta se vivere così si possa definire vivere, mi capita di alzarmi la mattina senza un motivo e la giornata spesso passa vuota, mi sembra di non concludere niente e, in fondo, di non aver bisogno di concludere qualcosa. Non è che io non faccia niente durante queste giornate, anzi, avendo tante passioni sono riuscita a portarle avanti, spesso cucino, disegno, mi alleno e suono l’ukulele...ma non c’è niente che mi faccia sentire “a posto”.

In realtà, però, in quest'ultimo periodo sto iniziando ad apprezzare queste giornate. Ho capito che non basta riempirsi di cose da fare per non annoiarsi e per stare bene, quello che dà sapore alla mia giornata è l’affetto. L’affetto, l’amore dà senso alle giornate e mi fa sentire bene.

G.

10 maggio 2020








Parole di Papa Francesco, omelia del 4 maggio da Santa Marta

"La Chiesa è come un fiume, uno è un po' più di là, uno è un po' più di qua, ma va bene, sono tutti dentro. Ma perché questa ampiezza? È il Signore che lo vuole. Come nella parabola, in cui dice: andate per le strade e invitate tutti alla festa! Tutti. E nel vangelo di oggi dice: io ho altre pecore, che non provengono da questo recinto, anche quelle io devo guidare. Dice Gesù: sono pastore di tutti.
Anche nella Chiesa, tanti pensano in modi diversi, è lecito pensarla così, ma nell'unità della Chiesa sotto il pastore Gesù.Il Signore ci liberi dalla psicologia della divisione! La parola TUTTI ci accompagni durante la giornata."





domenica 24 maggio 2020

#parolamia L'importanza dei gesti, di Anna


Trovo che questo sia un periodo molto difficile sia per quello che sta accadendo fuori (e che spero finisca presto) sia per quello a cui ha portato. Il tempo che abbiamo a disposizione è tanto e pur ricordandoci della situazione dovremmo sfruttarlo al meglio. 
Questo periodo purtroppo o per fortuna ci mette davanti a noi stessi e ci porta a riflettere su cose da cose da cui spesso scappiamo. Non so se sia giusto o meno, ma ho deciso di spegnere i telegiornali una volta apprese le informazioni più importanti sulla situazione, perché in un periodo così buio, in cui purtroppo le persone diventano numeri per il tg, c'è bisogno anche di leggerezza. 
Non spengo però la mente che viaggia veloce e mi porta a pensare a tante cose.  Mi sono accorta di quanto sia bello fermarsi un attimo e aver tempo per immaginare, programmare e fantasticare ma soprattutto riflettere sul tipo di vita che faccio e sulle persone di cui sono circondata.  
La mia routine mi manca molto, come i miei amici e solo nelle parole di chi amo davvero riesco a trovare conforto. 
Questa quarantena mi sta insegnando il rispetto per gli altri e l’amore per i nostri cari; è proprio per loro che dobbiamo tenere duro. 
Sicuramente ci sono persone molto meno fortunate di noi fuori, ma rispetto a ciò a cui siamo abituati questa situazione è davvero difficile. 
Ho scoperto per la prima volta l’importanza dei gesti; pensavo che le parole potessero tutto, ma a volte un bacio o un abbraccio sa arrivare più di qualsiasi altra cosa. 
Ho apprezzato molto la lettera di David Grossman; mi ha spinta a riflettere non accontentandomi e non accettando le cose che non ci stanno bene. 
La vita sembra tanto breve, ma non è che un insieme di attimi che dobbiamo cercare di sfruttare al meglio. 
Sono sicura che ne verremo fuori più forti e consapevoli di ciò che la vita ci ha donato. Visto che lei condivide con noi lettere, poesie, frasi, ci tenevo anche io a lasciarla con due testi, con la speranza che le possano piacere. Buona giornata!

Anna


 Nobel israeliano per la LetteraturaIl Paese onora David Grossman ...

Il falso gelsomino,
dal nome di Trachelospermum Jasminoides
che fa subito Hogwarts, classe di Erbologia e Incantesimi



Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.

Mark Twain

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio —
una barca che anela al mare eppure lo teme.

Edgar Lee Masters


(La poesia è molto nota e spesso letta e commentata dagli insegnanti, in particolare nei primi anni di scuola secondaria. Si può trovare analisi e lettura della poesia in inglese in
Owlcation. M.)




Papavero o rosolaccio, Papaver Rhoeas.

sabato 23 maggio 2020

Articoli di riflessione sulla situazione attuale

I testi che state leggendo sono per la gran parte elaborati come risposta ad alcune sollecitazioni, in particolare alla condivisione di alcuni articoli che sembravano quelli più equilibrati, ma anche stimolanti riguardo alla difficile situazione in cui ci si è trovati a vivere da fine febbraio.

Li riporto qui nel caso qualche lettore abbia desiderio di leggere a quale testo fanno riferimento i ragazzi nei loro scritti.

Andrà tutto bene: sì, ma poi? Il sussidiario

Scuole chiuse, da Ultimo banco, Alessandro D'Avenia

Yuval Noah Harari da Gariwo

David Grossman a Inchiostronline

Conta la cura dell'essenziale, Avvenire



Una delle cose che ci ha aiutato è stata l'ironia....



venerdì 22 maggio 2020

#parolamia Volersi bene, di Linda


Questa estenuante situazione mi ha portato molto a riflettere, a pensare a tutte quelle persone ammalate che non possono avere al loro fianco la loro famiglia e i loro amati. A tutti gli infermieri, medici e tutti coloro che ogni giorno affrontano questa situazione simile a una guerra. Li possiamo definire eroi.

Questa quarantena mi ha portato a comprendere veramente quanto siano importanti la libertà, l'affetto, l'amicizia e l'amore. Ho sempre creduto che la felicità sia nelle piccole cose, nei piccoli gesti, come mi hanno sempre insegnato, che poi non sono mai piccole e nemmeno cose.

Mi sono presa questo periodo per riflettere su di me, per cercare di ascoltarmi, cosa che non succede molto spesso quando sono presa da altre cose.
Ma una cosa che mi fa stare bene e mi dà forza è la consapevolezza che mi voglio bene, così come me ne vogliono le persone che mi stanno vicino.

Linda 

1 aprile 2020







giovedì 21 maggio 2020

#parolamia Affrontare la ferita condividendola, di Alice



Mi ha molto colpito la lettera che ha scritto un medico dell’ospedale “Sacco” di Milano.  Egli dice che il nuovo ottimismo che vede in questi giorni (gli applausi, la nuova venerazione per la classe medica e infermieristica…) è un tentativo di esorcizzare una umanissima paura, ma è debole quanto al contenuto. “Ce la faremo”, infatti, cosa significa? Che dobbiamo guardare solo alla fine dell’epidemia, saltando la drammaticità del presente?

Anche in alcuni articoli tra quelli proposti viene detto che stiamo cercando di anestetizzare questa “ferita” impasticcandoci di artefatto ottimismo, ma questo è solo un modo per sfuggire al presente. Infatti aggrapparci al nulla non è una buona idea per strapparci dal nulla.

Il modo giusto per affrontare questa ferita è quindi condividerla.

In questo periodo anch'io provo un po' di paura e turbamento. 
Eppure guardandomi attorno mi sono resa conto che siamo tutti sulla stessa barca, nessuno sa come questa cosa andrà a finire e questo mette una grande angoscia.
Però è proprio vivendo nel presente della realtà e condividendo le mie impressioni e sentimenti con amici e insegnanti che riesco a rasserenarmi.

Infatti una delle frasi che mi ha colpito di più in questo periodo è stata pronunciata da Papa Francesco“Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con l’universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti”.


Alice 

1 aprile 2020

Weigela. Originaria dell'Asia, portata in Europa da Robert Fortune
(che a quanto pare era là per trafugare piante di tè),
così denominata da Carl Peter Thunberg nel 1780 in onore di
Christian Ehrenfried Weigel, botanico e scienziato della Pomerania.
Vedi 
https://www.inomidellepiante.org/storie/christian-weigel-e-la-flora-della-pomerania-svedese








mercoledì 20 maggio 2020

#parolamia Cosa serve per essere felice, di Sara R.



Nel pubblicare i testi, ovviamente faccio opera di revisione, correggendo qualche svista e togliendo riferimenti specifici, anche a me. Ma in questo testo, anche se avevo iniziato, non ce l'ho fatta. Ha una immediatezza e una freschezza che derivano in gran parte dall'essere un colloquio, e poi dal fatto che Sara è, come perfettamente scrive lei in calce, una personcina davvero molto empatica e gentile.
Perciò ve lo offro così come l'ho ricevuto.
Marinella
ps Quando avrete finito di leggere, non temete, ho cercato nella mia risposta di farle capire che quella certa frase è molto, molto lontana dalla verità.


Philadelphus, detto anche
Fiore del paradiso, Pianta degli zufoli,
Siringa, Fiore d'angelo, Gelsomino della Madonna.
Lo riconoscete sempre dallo straordinario profumo.



Salve prof. Mi voglio scusare se non ho condiviso subito i miei pensieri sulla situazione. In realtà io scrivo spesso a me stessa, ma solo quando sono ispirata, ecco, e se vuole sapere un fatto "divertente", lo stavo facendo settimane fa, appena ha pubblicato il compito, ma poi mia mamma mi ha chiamato per cenare e penso che, essendo anche lei una madre, sappia quanto sia irritante il grido "a tavolaaa" urlato una centinaia di volte al minuto. In ogni caso, va bene così, perché essendo passato del tempo anche ciò che le scriverò adesso bene o male è diverso da ciò che le avrei scritto tre settimane fa. 
Penso che questa quarantena possa essere d'aiuto a tutti; per quanto sia difficile, ormai io ho fatto amicizia con le mura della mia stanza e potrei firmare subito il contratto del matrimonio col mio materasso. 
Per il resto, all'inizio ammetto che è stato davvero difficile stare in questa condizione. Sono sempre stata abituata a vedere molto spesso i miei amici nonché, per la maggior parte, compagni di classe. Non solo cinque ore al giorno per la scuola, ma anche la sera ci vedevamo spesso tutti insieme. 
Con tutta sincerità, ci sono rimasta molto male, perché essendo in quinta e essendo di mio una persona sensibile, avrei voluto godere dei momenti più significativi, gli ultimi. Magari la 100 giorni, o la gita di quinta, o il viaggio di maturità.. ma soprattutto, adoro la semplicità delle piccole cose, e francamente convivo con il contesto scolastico e i banchi di scuola da tredici anni. Per cui, mi sarei immaginata diversamente la fine di questo capitolo per me davvero importante. Ho sentito dei miei amici, che non sono così dispiaciuti dalla cosa, ma io purtroppo sono una inguaribile romantica anche per queste cose. Avessi saputo che quel sabato sarebbe stato il mio ultimo giorno di liceo per sempre, l'avrei vissuto diversamente. 
Ed è proprio questo che mi ha fatta pensare molto. Ho pensato al detto "vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo" e a quanto sia vero seppur irrealizzabile. 
Una cosa che spero che tutti possano imparare dalla situazione che stiamo vivendo è proprio il non sprecare le opportunità che abbiamo.. apprezzare ogni momento, anche se ci sembra il più sbagliato in assoluto. Si sa che tanto a scuola le ansie e i "momenti no" non mancano mai. Fatto sta che personalmente mi sono affezionata a tutti, ai miei compagni, ai professori, alla scuola in sé... 
So benissimo che per me sarà difficilissimo rinunciare a tutto questo, anche se è così che deve andare, è una tappa d’obbligo da dover superare, non si può rimanere adolescenti a vita. Infatti, nonostante tutto, anche se mi dessero l'opportunità di ripeterlo, non sarebbe assolutamente lo stesso e non potrei accettare. Faccio un esempio forse stupido, anni fa andando in vacanza ho fatto amicizia con altri miei coetanei, il posto era bellissimo, mi sono divertita tantissimo e non sarei mai voluta andar via da lì. Ma il giorno della partenza è arrivato, e i miei amici sono andati via qualche ora prima di me. Improvvisamente ho capito quanto fosse di per sé banale il luogo in cui ero, non vedevo l'ora di andarmene perché senza di loro non aveva più senso. In parole povere ho capito che non è tanto il rivivere certe esperienze a renderle uniche e a farmi stare bene, ma più il ricordo. Il volerle rivivere forzatamente, come se tutto ciò ti portasse a riprovare le stesse emozioni, è profondamente sbagliato, perché non sarà  mai la stessa cosa, anzi, non si fa altro che rovinare ciò che c’era di bello prima. E così è la scuola per me, non sarebbe assolutamente lo stesso, se, ipoteticamente parlando, dovessi avere l'opportunità di tornarci. Non sarebbe più il mio posto, ecco. 

Ad ogni modo, inizialmente ho avuto problemi nell'accettare la situazione, nulla a che vedere con chi sta passando problemi concreti, chi non ha più un amico o un parente, chi non ha i soldi per mangiare... ho pensato anche a queste persone, sono stata in pensiero per il mondo intero, nonostante io valga zero. Attualmente, spero solo che finisca presto. L'aria si fa sempre più estiva e l'unica cosa che vorrei è passare il tempo perduto con i miei amici, anche se i locali sono e staranno chiusi per ancora un bel po', a me basterebbe questo. Il peso più grande per me infatti non è tanto stare in casa, anche se ovviamente vorrei uscire. Il problema principale è la solitudine. 
Ognuno di noi in questa quarantena si è ritrovato sicuramente ad affrontare i propri scheletri nell'armadio, la solitudine ti permette di stoppare la vita frenetica che stavi vivendo e ti accende il pensiero ancora di più di prima. 
Sicuramente il lato positivo di tutto ciò è proprio questo. Ognuno di noi ha la possibilità di affrontare certe domande e di capire cosa gli serve per essere felice. Chi soprattutto. 
E magari nel frattempo possiamo anche imparare a volerci un po' più bene del solito, facendo maschere e allenamento fisico! Mi sono dilungata troppo, sono pensiero buttati su questo documento, senza una logica ben definita... sono solo alcuni di quelli che mi passano per la mente, però mi ha fatto piacere condividerli. Apprezzo molto, perché è la prima volta che mi sono aperta con riflessioni totalmente personali e soggettive. Non ho dovuto scriverle un tema dove la soggettività va abolita se no è errore, non ho dovuto citare autori studiati per rafforzare “la mia tesi” come se il loro pensiero potesse concretizzare meglio ciò che scrivo io, come se il loro pensiero avesse un valore diverso dal mio. Mi ha fatto piacere essermi donata in parte con ciò che le ho scritto sperando che si possa fare un’idea di me più precisa. La verità è che ho il presentimento che i professori mi vedano come non sono.. non so bene come, ma non come sono io. Sono nel mio piccolo molto empatica e gentile. Comunque buona serata a lei e alla sua famiglia!

Sara R.

martedì 19 maggio 2020

#parola mia Dolore e affetto, di Chiara



Questo è stato un periodo un po’ difficile e non sapevo bene cosa scrivere: dovevo raccogliere i pensieri e chiarirli. 
Purtroppo ho perso mio nonno a causa di questo virus e siamo rimasti 3 settimane in quarantena a casa. E’ stato molto complicato: vedere un caro piangere e non poterlo nemmeno consolare con un abbraccio, oppure girare nella propria casa con le mascherine, sono esperienza dolorose e faticose. Ma fortunatamente mia nonna non si è ammalata: sembra una cosa incredibile, ma l’ho considerato un vero e proprio miracolo. Infatti era stata a stretto contatto con mio nonno e tutti temevano che si sarebbe ammalata. 

In questa quarantena però ho avuto vere e proprie dimostrazioni di affetto da parte dei miei genitori. Infatti è stato il mio compleanno il 24 marzo e, sebbene non abbia potuto festeggiarlo con amici o parenti, mia mamma ha organizzato una caccia al tesoro per casa e io e mio babbo ci siamo divertiti un mondo: è stato come ritornare bambina. Le cose semplici sono sempre le più belle.

Spero che questa situazione muti in meglio molto presto e che almeno questa estate potremo essere liberi!

Chiara 

6 aprile 2020

Carpobrotus edulis, pianta grassa originaria del Sudafrica,
detta anche Fico degli Ottentotti


Adesso, di Mariangela Gualtieri

 Adesso è forse il tempo della cura. Dell’aver cura di noi, di dire noi. Un molto largo pronome in cui tenere insieme i vivi, tutti: quelli ...