lunedì 18 maggio 2020

#parolamia Non siamo soli, di Sara


Sembra tutto un sogno, anzi un incubo. Ogni mattina ti svegli e svolgi la tua routine; un giorno invece ti alzi e ti trovi di fronte a questa situazione assurda. 
Assurda mi sembra proprio la parola giusta. Siamo costretti a scappare da qualcosa di sconosciuto, di invisibile che rischia di infettare sia noi sia le persone a cui teniamo. Certo, stiamo facendo tutto il possibile per tentare di abbassare quei numeri che ci indicano i contagi e i decessi; ma la vera domanda che mi pongo è: “Si poteva evitare tutto questo?”.
Ovvio, nessuno di noi ha la capacità di predire il futuro, però secondo me in un modo o in un altro si poteva sicuramente fare meglio di quanto è stato fatto. Con questo non voglio dire che la colpa sia di qualcuno nello specifico, ma di tutti noi. Non c’è né un migliore, né un peggiore. 
Gli unici supereroi, come si sente dire spesso in questi giorni, sono le persone che si prendono cura degli ammalati all’interno degli ospedali; quegli ammalati che potrebbero essere nostri parenti o amici. A loro dovrebbe, anzi deve, andare tutta la nostra gratitudine; stanno affrontando in prima linea questa guerra per la vita. 
“Andrà tutto bene” questa è la frase che ascolto più frequentemente. E in effetti è vero, alla fine andrà veramente tutto bene. Siamo usciti da situazioni altrettanto difficili e rimboccandoci le mani usciremo anche da questa; non nego, però, che sarà impossibile uscirne illesi. 
La quarantena può essere vista come un qualcosa di negativo; personalmente ho deciso di viverla diversamente. Oltre a seguire le lezioni scolastiche e a studiare ho deciso di aiutare anche la mia famiglia. Prima non avevo tanto tempo, ero presa da molte cose: sport, amici e fidanzato. Ora è diverso, il mondo si è fermato. Quando finisco  le video lezioni, ogni tanto, aiuto mia mamma o mio babbo, altrimenti c’è sempre la nonna che ha bisogno di due mani in più in cucina. Inoltre mi sono legata ancora di più a mia cugina, tanto da essere in simbiosi; lei per me è come se fosse mia sorella, guai a chi la ferisce. In più ho riscoperto la mia vena artistica e la mia passione per la musica. Le cose da fare non mi mancano. Qualche volta mi annoio, ma più che noia la chiamo malinconia. Mi mancano le giornate di risate insieme agli amici, i forti abbracci del mio ragazzo e le giornate passate all’aria aperta. Poi riflettendo penso che io non sono sfortunata; è proprio il contrario. Non vivo chiusa in un appartamento, ho la famiglia vicino e ci sono tante persone che tengono a me e mi pensano. C’è gente che sta perdendo i propri cari, gente sola e chi ha gli affetti lontani… 
Per concludere vorrei dare un consiglio a tutti. Fermiamoci un secondo, senza avere fra le mani telefoni o qualsiasi cosa che ci distragga. Pensiamo a tutte le cose belle che abbiamo fatto o che magari stiamo facendo. Pensiamo al tempo che abbiamo avuto e a come lo stiamo usando e riflettiamo sul fatto che in fondo un po’ fortunati lo siamo. Le persone che ci tengono ci sono, sono quelle che si preoccupano sempre per noi, quelle che ci chiamano sempre o ci scrivono messaggi giusto per sapere come stiamo, per chiacchierare e fare due risate in questo strambo contesto. Non siamo soli. 
Sara 
25 aprile 2020
Viola tricolor o viola del pensiero

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