sabato 6 giugno 2020

#parolamia Un pezzetto di Dio in ognuno, di Beatrice




Ho letto il diario di Etty Hillesum lo scorso anno, dato che mi aveva incuriosito quando una mia insegnante lo aveva citato in una sua lezione.  La cosa che mi ha colpito è il fatto che della Shoah, della persecuzione e sterminio degli ebrei Etty parli davvero molto poco, così come della morte e del dolore. Il suo diario è un continuo ininterrotto di pensieri e riflessioni, riguardanti la vita, Dio, in cui cerca di lavorare su se stessa. Ed è invece la gioia della vita, che Etty continua a dire essere “bella e carica di significato”, gioia che emana da ogni pagina, nonostante lei si trovi a vivere in un periodo così terribile e disastroso della storia: “Fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati – non potrebbe essere questa l’idea? E non dobbiamo forse collaborare alla sua realizzazione?”. 
Leggendo il suo diario in qualche modo mi sono legata a lei, ho trovato alcune somiglianze nei nostri caratteri, ma anche molte differenze, soprattutto la sua forza interiore: non esprime nessun sentimento d’odio nei confronti degli uomini, ma al contrario diffonde solo amore, afferma che la vita continua ad essere piena di significato in ogni circostanza, vita che dà sempre l’opportunità di crescere e rendere più forti (“Ogni volta è come una piccola ondata di calore, anche dopo i momenti più difficili: la vita è davvero bella. È un sentimento inspiegabile, che non può fondersi sulla realtà in cui viviamo”; “Non si combina niente con l’odio, la realtà è ben diversa da come ce la costruiamo noi”). 
È una ragazza la cui forza continua a stupirmi, in quanto mi chiedo come facesse ad affrontare la situazione in questo modo, una cosa più grande di lei e di tutti, mentre io non riesco ad essere forte neanche in situazioni in confronto banali che mi si presentano davanti e in quella situazione non avrei saputo reggere e sarei andata più che probabilmente a pezzi.
Una cosa che ho trovato molto interessante è il suo rapporto con Dio, che lei considera essere la parte più profonda di se stessa. Ogni volta che prega parla quindi con la sua anima ed è come se si autoprocurasse la forza interiore che la spinge ad andare avanti e a considerare piena la vita: “Io riposo in me stessa. E questo “me stessa”, la parte più profonda e ricca di me in cui riposo, io la chiamo “Dio”. (…) E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale e profonda di me che ascolta la parte più essenziale e profonda dell’altro. Dio a Dio”. È portata ad amare gli uomini in quanto trova un pezzetto di Dio in ognuno di essi e penso che sia proprio in questo modo che bisognerebbe vivere per liberarsi dall’odio.

Etty mi ha dato davvero molto, è diventata per me un esempio da seguire e il suo diario una sorta di vademecum per la vita, per questo penso che in futuro lo rileggerò, e magari mi colpirà in modo differente in un altro periodo della mia vita. Finito di leggere il suo diario mi sono sentita come una persona diversa e arricchita, in grado di essere più forte e di cambiare in meglio; purtroppo non è una cosa che avviene in un attimo, ma necessita di molto tempo e bisogna lavorarci su. Aggiungo delle parti del diario che mi hanno colpito particolarmente.

“In fondo, io non ho paura. Non per una forma di temerarietà, ma perché sono cosciente del fatto che ho sempre a che fare con degli esseri umani, e che cercherò di capire ogni espressione, di chiunque sia e fin dove mi sarà possibile. E il fatto storico di quella mattina non era che un infelice ragazzo della Gestapo si mettesse a urlare contro di me, ma che francamente io non ne provassi sdegno – anzi, che mi facesse pena, tanto che avrei voluto chiedergli: hai avuto una giovinezza così triste, o sei stato tradito dalla tua ragazza? Aveva un’aria così tormentata e assillata, del resto anche molto sgradevole e molle. Avrei voluto cominciare subito a curarlo, ben sapendo che questi ragazzi sono da compiangere fintanto che non sono in grado di fare del male, ma che diventano pericolosissimi se sono lasciati liberi di avventarsi sull’umanità. È solo il sistema che usa questo tipo di persone a essere criminale. E quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell’uomo, non l’uomo stesso.
Un’altra cosa ancora dopo quella mattina: la mia consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l’ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi. E perciò sono molto più familiari e assai meno terrificanti. Quel che fa paura è il fatto che certi sistemi possano crescere a tal punto da superare gli uomini e da tenerli stretti in una morsa diabolica, gli autori come le vittime: così, grandi edifici e torri, costruiti dagli uomini con le loro mani, s’innalzano sopra di noi, ci dominano, e possono crollarci addosso e seppellirci.”

“Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d’eternità che ci portiamo dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumoni. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.”

Beatrice

29 maggio 2020




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